Hozro: materiali sugli artisti liguri



 

 




GIANFRANCO ZAPPETTINI

"Solo se la pittura diventa un 'modo' oltre che un 'mezzo', un 'concetto' oltre che un 'fare', si può parlare di un discorso più avanzato".

A questo programma - delineato al culmine dell'esperienza compiuta nell'ambito di quella che Klaus Honnef ha definito, per sfuggire all'ambiguità d'intenti riscontrabile nella Nuova Pittura, Analitysche Malerei - Gianfranco Zappettini sembra essersi attenuto anche nelle fasi ulteriori della sua ricerca.

Se, infatti, fra il 1965 ed il 1977, l'artista passa da un lavoro di matrice geometrico-strutturale, incentrato su "un minimo grado di percettibilità che determina un nuovo modo di vedere, non più legato alla rappresentazione illusionistica, ma solo alla realtà della superficie", ad opere basate sulla ripetitività del gesto (un segno di matita 2B impresso con angolazione costante) e la sovrapposizione dei supporti in carta o tela così da creare "uno scollamento fra esecuzione e analisi della traccia" (Menna) che a sua volta induce ad un "pensare in termini di pittura", anche nei successivi momenti permane uno stretto legame fra impianto concettuale (in cui peraltro l'autoreferenzialità artistica tende ad essere soppiantata dall'inclinazioneal simbolico) ed operatività pittorica.

Esaurito fra l'80 e l'85 il movimento reattivo che, dalla riduzione analitica, dà luogo al recupero della figurazione lungo una direttrice che da una sorta di realismo quotidiano trascorre ai fantasmi del divismo mass-mediale per lambire infine l'imagerie romantica del Sublime, l'intenzionalità dell'autore viene a collocarsi - come ha osservato Gian Piero Vincenzo - su un piano diverso, che "trascende i limiti della rappresentazione formale, sintetizzabili nel binomio, correntemente in uso nell'ambiente artistico, astrazione-figurazione".

La problematica inerente alla vibrazione luminosa, già insita nei lavori "bianchi", come la riflessione sulla natura, condotta in dipinti come I gerani sul muro di casa (1978), acquisiscono una valenza complessa, radicandosi nel simbolo.

Nascono allora i quadri a dominante rossa, attraversati da un moto ascensionale, ove - secondo un motivo alchemico - "è la fiamma che trasmuta chimicamente la 'materia grave' in una 'materia eterea'" (Vescovo), cui segue, a partire dal 1991, la serie Sullo sfogliar del fato, caratterizzata dall'assunzione del dato naturale non per la suggestione visiva esercitata ma nel suo aspetto cosmico.

In questi lavori cromaticamente intensi, cosparsi di scaglie di colore più spesse che mimano una caduta di petali, simbolo di decadimento e, insieme, di rigenerazione, Zappettini non si appella ad un dato evocativo, ad una citazione memoriale, atta a suscitare riflessi meramente estetici; si applica piuttosto ad attivare una sorta di percezione sensibile del sovrasensibile, a ricercare - attraverso l'intuizione immaginativa - l'accesso al mundus archetypus. Dove uno e molteplice, centro e margine, principio irradiante e cosa illuminata, al di là della rappresentazione astratta, trovano nella forma la possibilità di una conoscenza presenziale, unitiva.

s.r. (1995)





HOME PAGE

ARCHIVIO ARTISTI

MOSTRE A GENOVA