Hozro: materiali sugli artisti liguri







LUCA VITONE

 

Mentre lo Studio Toselli propone, a Milano, una mostra-evento di Emilio Prini, uno dei primi e più conseguenti artisti dell'ondata concettuale manifestatasi nella seconda metà degli anni '60, basata su un'installazione (una tavola di legno collocata verticalmente al centro della galleria, sorretta da un ammasso di segatura; sulla tavola, in alto, una sequenza di fotografie di disegni schizzati a penna) e destinata a culminare nell'asta delle foto esposte, la Galleria Pinta ospita a Genova - con significativa coincidenza - un'operazione articolata in tre fasi di Luca Vitone, uno dei giovani impegnati in quel territorio di ricerca, segnato dall'impiego di procedure mentali non meno che dall'intervento dei media o da una forte presenza oggettuale - su cui sembra si vada oggi concentrando l'attenzione.
Allo stato appare ancor prematura un'indagine volta a stabilire quali elementi caratterizzino le sperimentazioni in corso (sulle quali peraltro si moltiplicano le verifiche: per la metà di maggio è infatti annunciata al Palazzo Mediceo di Seravezza "Agire il mondo", una serie di interventi dei giovani artisti liguri che operano nell'ambito cui s'è accennato) e quali siano i tratti che le differenziano rispetto al lavoro, ormai storicizzato, di quella che Enrico Pedrini ha definito a "Seconda Avanguardia" (Fluxus, Nouveau Realisme, Minimal Art, Arte Povera ecc).
La mostra di Vitone, comunque, consente di mettere a fuoco - pur se attraverso una prospettiva individuale - un aspetto di fondo della situazione : il tentativo di istituire nell'opera un sistema complesso di relazioni tra fattori intenzionali e casuali, concettuali e formali, di ideazione e di fruizione, così da esaltare l'intensità conoscitiva dell'insieme senza privarlo delle componenti percettive ed estetiche.
In concreto Vitone ha disposto sul pavimento della galleria una planimetria 1:1 della stessa realizzata su carta fotocopiata, creando attraverso la rappresentazione grafica e il procedimento fotostatico una "spersonalizzazione" dello spazio ed una sua "ripetibilità" illimitata.
Questo effetto straniante è contraddetto dal coinvolgimento fisico del fruitore che, calpestando la pianta, imprimendovi una traccia materiale, ne conferma la dimensione di spazialità effettiva.
Un ulteriore spostamento del senso si attua con l'applicazione della planimetria su un pannello e l'esposizione in altro luogo, secondo un itinerario che la riproduzione in fotolitografia in cento esemplari è destinato a diramare in maniera incontrollabile.

 

s.r. (1988)



IL CENTRO COMUNICA LA PERDITA

 

Lo Studio Gennai di Pisa ha presentato dal 12 al 25 novembre 1988 una mostra di Luca Vitone (Genova 1964), la cui operatività è venuta in luce, in particolare, attraverso la parteciazione - con il gruppo di giovani artisti attivi in ambito concettuale di cui fanno parte Roberto Costantino, Simonetta Fadda, Marco Formento, Ivano Sossella, Tommaso Tozzi e Cesare Viel - a rassegne tenute presso la galleria Diagramma/Inga-Pin di Milano, il Palazzo Mediceo di Serravezza ("Agire il mondo", a cura di Chiara Guidi) oltre che con la personale ospitata durante la scorsa stagione a Genova dalla galleria Pinta di Claudiol Ruggieri.
In quella occasione Vitone presentava una planimetria dell'ambiente in scala 1 : 1 in carta fotocopiata posata sul paviment, creando con ciò una "ideale simulazione indefinita e infinita dello spazio della galleria", spazio che veniva quindi "riconfermato" nella sua effettività nel momento in cui il fruitore lasciava l'impronta del suo passagio sulla carta.
Per "Agire il mondo", a Serravezza, Vitone ha invece realizzato - utilizzando depliants turistici concernenti la località nella quale aveva sede la mostra - una striscia continua applicata alle pareti, ove l'immagine frammentata e ricomposta secondo uno schema ripetitivo, nell'aderire al perimetro della stanza l'apriva fittiziamente all'ambiente esterno.
Nell'installazione elaborata per lo Studio Gennai (un cerchio ottenuto assemblando carte geografiche fotocopiate, "controllato" da un centro stabilito tramite un filo a piombo) Vitone enuncia uno "stato di perdita topologica", valendosi della rappresentazione grafica dei luoghi per sottolineare l'abolizione del legame emotivo e culturale con il topos d'origine ed impiegando la tecnica della riproduzione fotostatica per rimarcare "la condizine di omologazione e di spersonalizzazione del luogo geografico", di cui persiste soltanto una mera "informazione d'esistenza".

 

s.r. (1988)





HOME PAGE

ARCHIVIO ARTISTI

MOSTRE A GENOVA