Dal 21.X.2000 al 26.XI.2000
Via Crucis 2000
Genova, Museo di Sant’Agostino

 

Quattordici artisti liguri impegnati in una difficile sfida: “trasferire l’ineffabile in formule significative”,

traducendo in un linguaggio contemporaneo le suggestioni secolari della Via dolorosa.

 

Nell’anno del Giubileo il tema della relazione fra arte e sacro è tornato insistentemente alla ribalta. Talvolta attraverso filtri assai ampi, come nel caso de “L'ombra della ragione. L'idea del sacro nell'identità europea”, allestita da Danilo Eccher alla GAM di Bologna, che sembra seguire prevalentemente la traccia del disagio novecentesco nei confronti del razionalismo, o addirittura per opposizione, come accade nella recente rassegna romana “L’Assenza del divino”.

Non sono mancate, tuttavia, iniziative più stringenti. Fra queste, insieme alla IX Biennale d’Arte Sacra di San Gabriele, dedicata al tema de “La Porta: segno di Cristo ed evento artistico”, si inscrive “Via Crucis 2000”, promossa dalla Regione Liguria e dalla Conferenza Episcopale ligure e ordinata da Franco Ragazzi nel Chiostro triangolare del Museo di Sant’Agostino. 

L’impianto della mostra genovese si colloca sul versante di “un’arte religiosa funzionale alla devozione e alla liturgia”. Opzione senza dubbio coraggiosa, non solo per la necessità di confrontarsi con un’iconografia consolidata, ma per la difficoltà – su cui riflette in catalogo Guido Giubbini - di riannodare un rapporto, quello fra arte e religione, la cui problematicità deriva non soltanto da una temperie culturale sfavorevole, ma dagli stessi sviluppi linguistici (se così può dirsi) delle arti visive.

Nelle opere dei quattordici artisti invitati a partecipare all’iniziativa si riscontra l‘assunzione di modalità d’approccio estremamente diversificate: talune riconducibili a schemi rappresentativi, altre improntate a un’espressività diretta, altre ancora di matrice simbolica.

Particolarmente significative appaiono le scelte di tre fra gli artisti più giovani. Simonetta Fadda sovrappone provocatoriamente alla “condanna a morte” subita da Cristo la realtà, drammatica e quotidiana, della marginalità sociale, attraverso la stampa digitale di immagini video a bassa definizione che ritraggono un tossico nell’atto d’iniettarsi la dose. Cesare Viel utilizza il tema della “seconda caduta” per una riflessione concettuale che si innesta su una citazione-omaggio di Boetti e solo indirettamente, nella dedica beckettiana “A tutti quelli che cadono”, si riporta allo spessore simbolico dell’evento. Francesco Arena aggredisce direttamente l’iconografia popolare del Sacro Cuore, presentando l’undicesima stazione (Gesù inchiodato sulla croce) con la fotografia di un muscolo cardiaco trafitto e attorniato da chiodi luccicanti.

Il cuore sanguinante, sormontato dalla corona di spine, diviene invece per Plinio Mesciulam l’equivalente simbolico del volto irraggiungibile di Cristo impresso sul panno della Veronica, attorno a cui si svolge e si “incrocia” la catena della meditazione. La croce è - nell’assemblaggio di Beppe Dellepiane -  un nudo bastone attorniato da scheletri,  emblema dell’oscuro fardello sostenuto dall’uomo, che arriva a logorare la stessa veste di Cristo, un drappo ridotto informe, mentre nel pannello-scultura di Piergiorgio Colombara si muta in levigato schermo ove si specchia la solidarietà del Cireneo. Federico Palerma la traspone in uno scontro di flussi energetici verticali e orizzontali in cui la gamma dei grigi si accende del rosso della ferita al costato e della bianca scia dello spirito che gravita sul corpo morente.  Uno schema analogo, ma con una più pronunciata (ed inattesa) emersione della figura, è utilizzato da Giuliano Menegon nella tavola dedicata all’incontro con Maria. Di tono prevalentemente illustrativo le prove di Giovanni Job, Mario Rossello e Giannetto Fieschi, autore negli anni ’50 di una Via Crucis, ora conservata al Museo Stauros d’arte sacra contemporanea, che rappresenta uno dei vertici assoluti toccati sul tema nel ‘900. Una ricchezza pittorica quasi sovradimensionata contraddistingue il dipinto di Aurelio Caminati (VIII Stazione. Gesù incontra le pie donne) e la deposizione di Raimondo Sirotti.  Chiude il percorso, sempre sul versante della rappresentazione, Walter Di Giusto, primo ideatore dell’iniziativa, con un singolare lavoro nel quale i corpi sono affondati in un azzurro-elettrico che mima la vibrazione dello schermo televisivo. Qua e là, nel paesaggio, affiorano monitors che ospitano immagini di cordoglio prelevate dalla pittura del passato, mentre un bagliore apre la superficie del quadro su uno spazio indefinito e, forse, infinito.


Sandro Ricaldone


 

Via Crucis 2000, a cura di Franco Ragazzi, Museo di Sant’Agostino, Piazza Sarzano, Genova.

Dal  21 Ottobre al 26 Novembre 2000. Orario: dal martedì al sabato 9-19; domenica 9-12,30.

Ingresso Lit. 6000 (ridotto 4000).

Catalogo Edizioni De Ferrari – Genova (Lit. 30.000).

Estratto della ”Lettera agli artisti” di Giovanni Paolo II.  Saggi di Franco Ragazzi, Ruggero Pierantoni, Giovanni Battista Gandolfo, Francesco Moraglia, Guido Giubbini, Andrea Del Guercio, Stefano Verdino.

Opere di Simonetta Fadda, Beppe Dellepiane, Giovanni Job, Giuliano Menegon, Piergiorgio Colombara, Plinio Mesciulam, Cesare Viel, Aurelio Caminati, Mario Rossello, Giannetto Fieschi, Francesco Arena, Federico Palerma, Raimondo Sirotti, Walter Di Giusto. A fronte testi di: Ivo Scanner, Sandra Solimano, Elena Bono, Gina Lagorio, Vico Faggi, Mario Luzi, Paolo Gentiluomo, Marco Fabio Gasperini, Adriano Sansa, Giannetto Fieschi, Franco Cadoni, Matteo Bianchi, Alberto Boldorini, Giuseppe Conte.


 

 

       

 

Francesco Arena        Simonetta Fadda           Cesare Viel