Hozro: materiali sugli artisti liguri




LUIGI VENZANO

Nel grande contenitore di Palazzo Ducale l'arte, cui pure sono riserbati vasti spazi, arriva ad occupare anche un luogo non istituzionalmente deputato come la sala dell'Archivio Storico del Comune di Genova. Qui, attorno ai tavoli destinati ai ricercatori, è allestita una rassegna che ricostruisce, con scrupolo filologico (riflesso anche nel volume pubblicato nell'occasione dal figlio Marco), il percorso dello scultore Luigi Venzano (1885/1962), dagli esordi come intagliatore nei primi anni del '900, alle prove monumentali della maturità sino ai lavori estremi, realizzati attorno alla metà del secolo.

Agli anni di formazione - in cui l'artista, allievo dell'Accademia Ligustica, ottiene prima la Borsa di studio Brignole Sale - De Ferrari e quindi il Pensionato quadriennale di scultura Gian Luca Durazzo, per il perfezionamento a Roma - appartiene "Il pescivendolo" (1914), opera che palesa un marcato interesse per la lezione di Vincenzo Gemito, mentre altre sculture, distrutte nel 1915, al momento di partire per la guerra, mostrano accenti ispirati a Rodin.

I maggiori successi dello scultore vengono nel periodo post-bellico, con l'unanime aggiudicazione dei concorsi per i Monumenti ai Caduti di Porto Maurizio (1924) e di Savona (1927) seguita dalla diretta commissione del gruppo statuario di analogo soggetto per Sestri Ponente.

In quest'ambito, nel quale poco prima si erano cimentati Francesco Messina a Genova (con il Monumento ai Caduti di San Vincenzo Alto, del 1922) e Arturo Martini a Vado (nel 1923), Venzano raggiunge risultati di rilievo, specie nel gruppo sestrese (fuso durante il secondo conflitto mondiale, ma documentato dai modelli in scala di proprietà della famiglia) in cui l'artista - come ha rilevato Franco Sborgi - opera una efficace sintesi "fra stilemi tardo-liberty e un più generale classicismo, non privo di accenni ad un michelangiolismo di derivazione rodiniana".

Negli anni '30 l'artista si dedica in prevalenza a sculture funerarie, dove ancora si manifestano andamenti di matrice Liberty e Déco, talvolta condotti ad estremi di semplificazione e di rigore come nella Tomba Inga a Staglieno (1934), contraddistinta dalle figure stilizzate di quattro angeli che sorreggono con il capo un'urna.

Se legati a schemi convenzionali appaiono sia il "Sacro Cuore" (1932) della parrocchiale di Vado Ligure sia la "Vittoria" del 1939, già collocata nel viale antistante l'omonima piazza, esiti di più felice immediatezza si colgono nei numerosi ritratti dei figli, realizzati fra il 1934 ed il 1941, ed in quello del pittore Nattino, in cui Venzano sembra toccare una nota di sensibile verismo, espressione manifesta di quella "freschezza rappresentativa" che - come nota ancora Sborgi - consente alla sua opera, anche a quella più legata a esigenze celebrative, di tenersi a distanza "dall'enfasi consueta".


(s.r. 1998)





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