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COMUNICATO STAMPA

 

 

Sabato 24 novembre 2001 ore 17 presentazione del volume

PLINIO MESCIULAM:  IL SISTEMA MOHAMMED

a cura di Viana Conti

Prefazione di Pierre Restany

DE FERRARI EDITORE, Genova

310 pagine, 116 riproduzioni a colori e 100 in bianco e nero, Lit.50.000, Eur 25,82

 

Intervengono: Pierre Restany, Rossana Bossaglia, Viana Conti, Matteo Fochessati, Sandro Ricaldone

 

 

Figure d’eccezione come Pierre Restany e Rossana Bossaglia sono state convocate a Satura Associazione Culturale Genova al fine di presentare il volume storico-critico PLINIO MESCIULAM: IL SISTEMA MOHAMMED, opera di indubitabile testimonianza epocale di un modo di fare e di pensare l’arte, anticipandola come rete collettivo-connettiva, a partire dal progetto di un unico artista verso le grandi voci protagoniste dell’arte contemporanea come pure verso costellazioni visibili e non visibili di interlocutori orbitanti nella galassia della cultura mondiale.

L’opera entra in distribuzione in una formula editoriale che le restituisce tutto il suo valore profetico, emblematico, estetico. La prefazione di Pierre Restany, l’introduzione di Viana Conti, i commenti attuali di Matteo Fochessati e Sandro Ricaldone, una raccolta davvero preziosa e singolare di lettere e di recensioni internazionali, i diagrammi e le norme degli annuari,una selezione di testi critici fondamentali, la ripetizione, graficamente martellante, dei nominativi dei destinatari e dei mittenti, collocano il volume in una lucida e implacabile prospettiva storica, a un quarto di secolo dall’ideazione del Sistema di Comunicazione Ristretta da parte del suo noto, stimato, talvolta anche criticamente scomodo, autore.

"L’Operazione Mohammed – è P. Restany che scrive – concepita e diretta da Plinio Mesciulam fra il 1976 e il 1981, costituisce un notevole intervento sulla trama complessa dei circuiti  d’ informazione, una formidabile anticipazione dei sistemi di comunicazione connettiva, così come oggi si sono sviluppati sotto l’impulso della telematica, un vero incunabolo dell’Internet.

Questo libro rende giustizia alla folgorante intuizione concettuale di Mesciulam che ha saputo “vampirizzare” la sostanza informativa individuale (limitata) e proiettarla in circuiti (unità) dalla vocazione metacomunicante, abbattendo così la frontiera fra la comunicazione privata e quella pubblica. La rimessa in questione, negli anni Settanta di questo fondamentale taboo del conformismo espressivo è da considerare a suo credito e, come utente consapevole dei circuiti (unità) di Mohammed, sono orgoglioso di associarmi a questo omaggio".

Matteo Fochessati rileva che "Mesciulam non si limita mai, sia nel caso di Mohammed, sia in quello delle Macroscopie del segno precario, ad una mera analisi sull’ estetica delle potenzialità espressive degli strumenti di comunicazione del quotidiano. In entrambe le esperienze, si tratta anche di scavare con la lente di ingrandimento negli spazi interstiziali di un vissuto quotidiano che in molti sensi accomuna le nostre esistenze".

"Nella prima fase – scrive Sandro Ricaldone - muovendo da una scelta che oggi verrebbe bollata come spamming per i risvolti d’intrusione nella privacy che implicava, l’autore ha tradotto in una realtà debitamente fittizia un circuito articolato su molteplici livelli…nel secondo momento l’attenzione si sposta sulla rete, con la possibilità, per il destinatario, di ridiffondere".

il messaggio moltiplicandolo esponenzialmente, e di retroagire sul mittente.

 

Curatrice del volume, insieme a Plinio Mesciulam, che ne ha scelto la grafica, a Domenico Papalìa, collezionista e sponsor e a Carla Salvatici redattrice, Viana Conti ricorda che Il Sistema Mohammed, con il suo statuto, le sue regole, le modalità di diffusione del messaggio, di assegnazione e legittimazione di un certo collezionismo, per primo, a livello internazionale, ha conferito alla xerocopia a colori il grado di unicità, a un’editoria minimale una distribuzione intercontinentale e capillare al tempo stesso. Se criticamente è Pierre Restany che lo consegna alla storia, geograficamente è il J. P. Getty Museum di Los Angeles, proprietario di una copia di tutto il corpus dell’opera, che se ne fa depositario.                                           

Ancora e in particolar modo nel 2001 Mohammed è figura così provocatoriamente critica e intrusiva da sollecitare l’interesse e la discussione di esegeti, storici, filosofi, semiologi, tecnici dell’informazione. Se nella rete di un pianeta, allora senza reti che lo connettessero come oggi da un estremo all’altro, sono caduti dei protagonisti dell’arte contemporanea quali Vito Acconci, Alighiero e Boetti, Giuseppe Chiari, Dan Graham, Robert Filliou, Dick Higgins, Robert Kushner, Robert Mangold, Mimmo Paladino, Luca Patella, Arnulf Rainer, Niele Toroni, Franco Vaccari, Ben Vautier, Wolf Vostell, nonché soggetti già altamente esposti al contagio, che si connota come vampiresco, di Mohammed, quali Anna Banana, Ken Friedman, Bill Gaglione, John Held, Ray Johnson, e sono solo alcuni di un elenco smisurato, è segno che la qualità del suo motore comunicativo è tale da divenire inarrestabile, al di là della volontà e della presenza stessa dell’autore. A chiunque oggi è consentita la verifica di tali affermazioni cliccando, comodamente dalla poltrona di casa, sul sito web del Documentation Center of the J. P. Getty Museum di Los Angeles.

Assumendo l’esistenza intermittente tra la notte e il giorno, tra la luce e le tenebre, del vampiro, colorando la sua scrittura col rosso sangue, Mohammed tocca uno dei temi cruciali dell’umanità: la morte.

E’ innegabile che Plinio Mesciulam, genio mediterraneo, tende verso la Mitteleuropa proprio come Boecklin, genio mitteleuropeo, tende verso la Mediterraneità: entrambi oscillano tra la misura e la dismisura, tra la sottrazione e l’eccesso, tra la luce e l’ombra, lo spazio vuoto o vorticoso. Quel vertice-abisso che l’artista svizzero tocca nella Toteninsel, viene colto, giusto alle soglie del terzo millennio, da Mesciulam, nell’abbacinata Lebenstanz dei suoi filanti ed affilati Ritratti d’ombra, dove sorprendentemente si riscontra questa lucida premonizione di Walter Benjamin: Ich bin ein Maler der aus Schatten / das wunderbarste Bildnis malt...

 

 


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