Hozro: materiali sugli artisti liguri





ENRICO RAVERA: ESERCIZI D'IMPAZIENZA

Dei lavori esposti al circolo BNL da Enrico Ravera si è scritto, autorevolmente, da parte di Germano Beringheli, come di opere che, pur evidenziando "un travaglio esistenziale vissuto con forte intensità", non riuscirebbero tuttavia a sottrarsi "all'ambiguità di un linguaggio e di una forma non ben definiti" per via d'una "mancanza di razionalizzazione dell'urgenza espressiva" dovuta ad insufficiente consapevolezza degli strumenti impiegati e del fine perseguito.
L'analisi qui sunteggiata non è priva di riscontri testuali o riducibile a mera questione di gusto; discende al contrario rigorosamente da una concezione della pratica artistica come volontà di "rappresentare" (o di "comunicare" un valore estetico) mediante un linguaggio chiaramente codificato, benché suscettibile di evoluzioni consone alla sua logica interna.
Valutato da questo punto di vista, il lavoro ultimo di Ravera non può che manifestarsi incompiuto o addirittura grottesco nell'accumulo parossistico di materiali pittorici e bruti.
Se permangono dubbi circa la validità d'una sua giustificazione in termini essenzialmente psicologico od epocali, quale viene affacciata nella presentazione da Gianfranco Bruno, sembra peraltro lecito obiettare che il lavoro di questo artista si inscrive in una prospettiva di "identificazione", di "smarrimento nel quadro (con una disposizione assai prossima all'automatismo fisico), in cui la forma si organizza visceralmente, secondo uno schema di densità metaforiche.
L'eccesso di motivi (nato per spontanea germinazione dalla precedente esperienza figurativa, che finisce con lo spaesare - talora nella giustapposizione, talaltra nella fusione di elementi pittorici ed oggettuali - anche quanto potrebbe apparire dejà vu), l'oscurità dei nessi, la sollecitazione del désagréable, puntano direttamente all'intensità emozionale, aggirano l'intellegibile per indurre empatia.
In questo senso l'opera di Enrico Ravera, cui si può pensare come ad una sequenza di tavole o di variazioni fantasmatiche, raggiunge una reale coerenza espressiva che, se non le attribuiscono un carattere di definitività, la fanno però partecipe di una delle correnti profonde che attraversano la situazione artistica presente, troppo affollata in superficie di astute garbatezze e di stereotipi.

s.r. (1987)





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