Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





UGO MOLGANI

Il trapasso che al termine degli anni '70 vede imporsi sulla scena artistica internazionale - a detrimento delle correnti poveristiche, concettuali e, per ciò che più strettanente attiene alla pratica pittorica, minimaliste od analitiche - un complesso di tendenze (dalla Transavanguardia a Neuen Wilden) il cui tratto comune consisteva nella rivalutazione della manualità e dei valori sensibili della pittura, ha determinato anche in Liguria una situazione di fermento che ha consentito alle nuove generazioni un accesso pi rapido ed esteso al circuito espositivo.
Fra gli artisti che in quel periodo concludevano la propria esperienza formativa e si ponevano in luce con opere rispondenti allo spirito dell'epoca, Ugo Molgani è stato uno dei primi ad affermarsi, vincendo nel 1982 - nello stesso anno in cui si diplomava presso l'Accademia di Firenze - il Premio Lubiam.
La sua pittura si distingue per una cifra stilistica in cui gli elementi figurali (per lo più silhouettes femminili schizzate di scorcio, che dall'iniziale corporea mutevolezza si riducono a schema invariante) si mescolano ad aspetti più tipicamente decorativi, dando luogo ad un processo variantistico virtualmente interminabile.
La radice autobiografica dell'immagine, attestata dai titoli imposti ai due cicli maggiori dell'artista (Entre recuerdos y esperanzas, 1988-1990; Passato prossimo, 1991-92), s'intreccia - secondo una perspicua osservazione di Viana Conti - con il deposito memoriale della pittura.
Si possono dunque scorgere, nel lavoro di Molgani, una pluralità di richiami, gestiti disinvoltamente secondo una prassi citazionistica che mira non certo a sedimentarsi nella forma ironica del pastiche bensì a ricavare dal modello uno slittamento che lo smentisca, destituendone il carattere assodato e restituendogli uno statuto ipotetico ma, insieme, vitale.
In questo senso fra i molteplici paradigmi assunti da Molgani, con evidenza forse maggiore di quelli di Renoir (proposto da Sciaccaluga) e di Braque (indicato da Panzera) o, su un versante pi domestico, di Santiago Cogorno, emerge l'esempio matissiano che si palesa in taluni elementi decorativi (ove peraltro compaiono anche graffiti alla Penck o colature di matrice informale) e nei sinuosi, marcati contorni dei torsi femminili, ma - più ancora - nella frequente scansione del dipinto in bande verticali parallele, indice di svolgimento temporale, prossime allo schema inaugurato dal maestro francese con le Fanciulle al fiume (1913-17).
Nei lavori più recenti di Molgani, tuttavia, la propensione memoriale e narrativa, par cedere - come attesta anche il sovrapporsi, ai limiti della commistione, degli elementi compositivi - ad una serrata dialettica tra figura (il cui profilo invariante attinge una dimensione archetipica) e contesto pittorico, disseminato d'impulsi eterogenei.
Mentre la quinta naturalistica (rappresentata nei dipinti di Passato prossimo da intrecci di foglie) è assorbita nel piano decorativo, la persistenza del dato figurale ripropone, in termini ribaltati, l'"eterna questione del soggettivo e dell'oggettivo" (Matisse): dove la traccia umana si riduce a presenza statuaria e - perciò - a cosa, mentre lo sfondo, proiettato in superficie, diviene lo schermo su cui trascorre l'impressione momentanea, ove è concessa "all'immaginario una cangianza di toni e di accenti" (V. Conti).

s.r. (1995)





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