Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





ADRIANO LEVERONE

"Nell'opera di Leverone intervengono insieme nuove raffinate pratiche e antichi magisteri sapientamente recuperati. La sollecitazione verso le trasmutazioni della materialità ceramica appaiono, come dentro a un cerchio, all'inizio e alla fine della necessità antropologica di dare un corpo splendente e stabile ai mobili giochi dell'invenzione fantastica". Cos Vittorio Fagone - uno dei critici che pi da vicino ne hanno seguito gli sviluppi - delinea il senso della complessa ricerca dell'artista il cui perseguimento di una misura espressiva essenziale si è esercitato inglobando suggestioni in apparenza contraddittorie ma destinate a comporsi in un equilibrio autenticamente personale.
Nei primi lavori eseguiti negli anni del soggiorno faentino (1971-74) - dedicati all'approfondimento delle tecniche della lavorazione ceramistica e, in specie, del grès - si dispiega una matrice costruttiva in qualche modo legata agli schemi dell'arte concreta.
Se, sin dal titolo (Linea continua), traspare in queste forme anulari intrecciate, senza principio e senza fine, il riferimento al magistero di Bill, il contemporaneo interesse per il modello desunto dall'ambito naturale, testimoniato da un'opera quale Crescita pianta grassa (1972), mostra come non fosse il furor mathematicus, l'esatta invenzione plastica, ad attrarre l'attenzione dell'artista bensì un principio di compiuto svolgimento spaziale.
Con il ritorno in Liguria e l'apertura dello studio-laboratorio in Val Fontanabuona (1975), l'adesione al tema naturale diviene più stretta. La produzione di Leverone si concentra su immagini botaniche (in specie sezioni di fiori e di frutti), ridondanti di effetti mimetici che confermano l'assoluto dominio della tecnica, esaltando nel contempo la pregnanza tattile dei materiali.
La specificazione minuziosa del soggetto, caratteristica di questi lavori, prossima in apparenza ad un orizzonte neobarocco (nella sinuosità delle forme, nel moltiplicarsi delle pieghe, nel gioco sottile fra esasperazione del realismo ed illusorietà conclamata), va per intesa - alla luce dei successivi sviluppi - come momento iniziale di un processo analitico da cui emergeranno, nella seconda metà degli anni '80, nuove configurazioni plastiche, nelle quali l'originaria essenzialit d'impianto si distende in cadenze biomorfe d'immaginativa freschezza.
Attraverso le ricerche condotte sulla sagoma semplificata del seme di granturco intaccato o d'una mela suddivisa obliquamente, Leverone approda gradualmente alla realizzazione di sculture ove al motivo del frutto sezionato si sostituisce un'astratta modulazione di volumi curvilinei che, grazie a peculiarità tecniche lungamente studiate, "si arricchiscono di suggestivi contrasti tra la parte convessa, ruvida e scabra, quasi sempre giocata sui caldi cromatismi della terra (bruni, ocra, gialli) e la parte concava che la vetrificazione rende lucida e levigata, vibrante d'intensi cromatismi "marini" tra il blu e il verde" (Solimano).
Da ultimo - mentre sul versante ceramistico la sua produzione attinge scala ambientale (con le Colonne in grès realizzate "in diretta" nell'estate 1994 e collocate, sia pur effimeramente, sul sagrato di Sant'Agostino, a Genova) - Leverone ha iniziato ad affrontare materiali diversi: il bronzo, già peraltro protagonista del Monumento a Cristoforo Colombo (1979) di Moconesi, ed il granito, presentando nella sua più recente personale lavori che confermano la sua calibrata tensione al raggiungimento di una forma d'essenzialità ideale.

s.r. (1995)





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