Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





KUPKA DA MARTINI E RONCHETTI

Nel catalogo della mostra "Cubism and Abstract Art" - importante ricostruzione degli sviluppi dell'arte astratta in Europa estesa dal post-impressionismo di Gauguin e Seurat sino all'ondata surrealista attraverso la variegata mappa delle avanguardie cubiste, futuriste, dadaiste, costruttiviste e neoplasticiste organizzata dal Museum of Modern Art di New York nel 1936 - Alfred Barr introduceva la figura di Frantisek Kupka definendolo come "uno dei meno conosciuti fra i pionieri della pittura astratta". Nonostante l'importanza della sua opera (nel cui ambito, notava Barr, si ravvisano i primi esempi d'astrazione geometrica ed esiti di tale maturità da far sembrare le coeve realizzazioni di Kandinsky e Larionov come semplici tentativi) la notorietà dell'artista ceco rimane infatti, sino agli anni del secondo dopoguerra, relativamente limitata, anche a motivo del carattere originale ed autonomo della sua ricerca e dell'atteggiamento indipendente mantenuto verso i raggruppamenti artistici susseguitisi nei primi decenni del secolo, ivi compresi quelli, come Abstraction-Creation, cui fu più strettamente legato.
Dopo gli studi a Praga e gli esordi pittorici a Vienna, trasferitosi venticinquenne, nel 1896, a Parigi dove inizialmente si mantenne illustrando riviste satiriche, Kupka aveva dapprima aderito - come ricorda Felix Del Marle - "al movimento divisionista, alla tecnica non di Seurat e Signac, ma piuttosto a quella di Segantini", sperimentando quindi soluzioni fauves ("Gamme jaune", 1907) e latamente cubiste ("Plans par couleurs", 1910-11) in cui si riscontra via via piu' netta la volontà di pervenire ad un'espressione pittorica liberata dai vincoli della rappresentazione, fondata su colori e ritmi puri, analoghi a quelli musicali.
"Sto ancora brancolando nel buio" dichiarava due anni più tardi ad un intervistatore del New York Times "ma credo di poter trovare qualcosa tra la vista e l'udito e posso produrre una fuga a colori come Bach ha fatto per la musica".
Accanto a questo approccio musicale all'astrazione - da cui nascono opere fondamentali come "Amorpha, fugue a deux couleurs" e "Amorpha, chromatique chaude", 1911-12 - che Apollinaire denominerà "orfico", Kupka ne viene tuttavia elaborando, in quei medesimi anni, come si accennava, un secondo, imperniato sulla forma geometrica ("Plans verticals", 1912-13) talora con riferimenti architettonici ("La Cathedrale", 1913).
A quest'ultimo versante dell'opera di Kupka appartiene il nucleo di lavori, realizzati prevalentemente su carta esposti, per tutto giugno, dalla Galleria Martini e Ronchetti. Vi figurano studi a matita o pastello fra cui spicca uno schizzo per "La Cathedrale"; alcune xilografie incluse nella cartella "Quatre Histoires de Blanc et Noir" (1925-26), un piccolo olio su tavola ("Small surfaces", 1935-46) ed una serie di tempere degli anni '40 dal titolo "Abstractions en couleurs".

s.r. (1989)





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