Hozro: materiali sulle arti visive a Genova







COSTANTINO-FADDA-FORMENTO-SOSSELLA-VIEL-VITONE DA INGA-PIN

Achille Bonito Oliva, tracciando in un articolo apparso nel più recente numero di "Flash Art" un panorama delle nuove ricerche europee, individua nella persistenza dell'atto creativo - che, sul piano etico, assume una tonalità di "resistenza" - la risposta dell'arte alla frantumazione di ogni orientamento propria dell'epoca post-moderna.

Il problema affrontato dagli artisti ivi menzionati (Reinhard Mucha, Jan Vercruysse - che vedremo fra qualche mese alla Locus Solus - Bertrand Lavier, più volte presentato dalla stessa galleria, Julian Opie, Rosemarie Tröckel, Gerhard Merz, Thomas Schütte, Gunther Förg) consisterebbe nell'oltrepassare le modalità "leggere" del remake e della citazione fondando un metodo creativo in grado di produrre "un'ottica d'insieme compatta e durevole".

Tale metodo si estrinseca nell'assemblaggio di oggetti (di pittura e scultura) estratti da contesti diversi, in cui viene a sedimentarsi uno spessore temporale (assunto ad un livello di "memoria bassa", non individuale ed autobiografica, bensì "storica ed in qualche modo standardizzata").

Questa propensione metodologica (definita da Bonito Oliva come "un atteggiamento mentale capace di salvaguardare la propria specificità anche transitando attraverso l'opacità dell'oggetto") par costituire il punto di tangenza con il lavoro condotto, in una sfera più marcatamente concettuale, da taluni giovani artisti italiani fra cui emergono il raggruppamento tosco-romano presentato negli ultimi mesi da Casoli-Vivita-Planita (Falci, Fontana, Modica, Pietroiusti che, con qualche forzatura geografica, ritroviamo inclusi in "GE MI TO 2!" di imminente inaugurazione nella nostra città) e quello ligure che, dopo le mostre tenute alla Pinta ed allo Studio Leonardi, espone ora a Milano nella galleria di Luciano Inga Pin.

Nelle opere presentate in questa sede da Roberto Costantino, Simonetta Fadda, Marco Formento, Ivano Sossella, Cesare Viel, Luca Vitone alla forte presenza oggettuale, che si direbbe dovuta non tanto all'esigenza di costruire sistemi formali compiuti o di "un nuovo ordine di bellezza" come per gli artisti cui fa riferimento Bonito Oliva quanto alla necessità di veicolare i significati attraverso elementi di forte impatto percettivo ma privi di una marcata connotazione estetica, fa riscontro l'apertura alle dimensioni della casualità, dell'interferenza, forse anche dell'impossibilità.

Così - mentre Costantino propone un ambiente il cui centro è occupato da una gabbia che ne ripete lo schema dislocandovi una serie di livelle di cui si vale per "comunicare con lo spazio, coglierne l'espressione, il suo grado di realtà" - Simonetta Fadda cattura l'immagine dei visitatori riproponendola a livelli di riconoscibilità differenti attraverso il monitor ed una lente in fibra di vetro a questo sovrapposta.

E, ancora, Ivano Sossella abbina un asciugacapelli ed un apparecchio radio, alternandone il funzionamento secondo uno schema riconoscibile ma non perciò meno traumatico. Viel azzarda e nega nelle sue carte "cancellate" una sorta di specularità trasversale. Formento, dal canto proprio, giustappone lo schema procedurale dell'evento, contenuto in un annuncio pubblicato su un giornale, e l'esito materiale di questo (un elenco telefonico cui è stata sottratta una pagina); Vitone - infine - definisce nei suoi cubi topografici gli estremi di una deriva impercorribile.

s.r. (1989)







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