Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





MIRKO GUALERZI

La vicenda di Mirko Gualerzi si avvia attorno alla metà degli anni '50 in ambiente lombardo (di cui, come rileva Dino Molinari, manifesta i caratteristici tratti di concretezza e "fisicità", sin dalle prove iniziali). Il primo riferimento - condiviso con gli esponenti del nascente "Realismo esistenziale" -, Sironi, prediletto per lo svolgimento di tematiche connesse alla condizione alienata dell'uomo nella società industriale non meno che per il vigoroso impianto plastico della composizione, evidenzia un significativo distacco dalle declinazioni neorealistiche all'epoca dominanti ed ormai convertite, seppur con qualche eccezione, in speciosa maniera, priva di un'adeguata dialettica fra sostrato ideologico e aspetti formali.
L'esigenza di risalire alle fonti di un'arte capace di riflettere problematicamente la condizione umana inducono Gualerzi a trasferirsi nel 1958 in Belgio per accostare la lezione ("antinaturalistica e tuttavia prossima alla natura", come notava nel 1947 Emile Langui) degli espressionisti fiamminghi fra le due guerre ed, in specie, di Constant Permeke, scomparso da pochi anni.
D'una "congiuntura possibile Permeke-Sironi" ragionerà più tardi, e per ridurla a "spontanea e limitata convergenza di due culture fondamentalmente diverse in forme plastiche analogamente semplificate", Massimo Carrà. Al di là d'una, pur necessaria, indagine storico-critica della questione, importa qui rilevare la pertinenza del nesso precocemente avvertito da Gualerzi e la coerenza dei suoi primi sviluppi formali, sintetizzati in opere quali Osteria (1959) o La famiglia (iniziato nel 1960 e compiuto nel 1962) risolte in un rapporto di masse incombenti la cui grevità drammatica si apre nel Nudo col bracco (1960) e in Due ragazze con cane e frasche (1961) a cadenze figurali più mobili ed a tonalità di colore più calde.
Se il periodo immediatamente successivo al rientro in Italia (1960) appare dedicato al compimento dei motivi tratti dalle esperienze del soggiorno belga, nella fase successiva, fra il 1962 ed il 1966, l'artista d corpo a suggestioni diverse, pur senza lasciar cadere, come attesta il dipinto intitolato Ripresa degli esperimenti nucleari (1962) la tensione etica sottesa al suo lavoro.
Gualerzi inizia allora, con le Finestre, una sequenza orientata all'esplorazione dello spazio pittorico attraverso l'alternarsi di tessere di colore che disegnano uno sfondo in cui la figura è assente ma non, com'egli stesso dice, esclusa. L'assunzione di questa dimensione inventiva, in cui affiorano gli esempi di Klee e di Braque (rispettivamente in Foglio a quadretti, 1962-63, ed in Composizione per Braque, 1966), stimola lo sconfinamento dal reale nel visionario.
Nasce cos, attorno al 1967, il ciclo dei Torsi, tronchi umani senza testa e senza braccia, ove - nota Luigi Grande - "la decapitazione fisica dell'individuo sta a significare una più grave e profonda lacerazione morale subita".
Mentre queste figure mutile torneranno, negli anni '80, dopo il trasferimento in Liguria, ad ispirare, con nuovi accenti sintetici, la scultura di Gualerzi, nel decennio antecedente è la sperimentazione grafica ad influenzare l'espressione pittorica, originando un linguaggio ove la precisione descrittiva degli oggetti accostata alla deformazione ed alla frammentazione della figura assume una valenza straniante che di nuovo riflette, in toni prossimi a quelli impersonali dell'ècole du regard, e tuttavia simbolici, l'esperienza del negativo, nella storia come nella quotidianità.

s.r. (1995)





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