Hozro: materiali sulle arti visive a Genova







Francesco Arena, Luoghi di tempo, 2001



GLOBE, LA TORRE DI BABELE

Nell'imminenza del vertice G8 anche l'arte contemporanea si avventura sul terreno della globalizzazione. Non per investigarne visivamente i tratti caratterizzanti, in positivo od in negativo, ma per rintracciare il registro espressivo di un'epoca, la nostra, che da questo fenomeno è condizionata ad ogni livello. Nella mostra inaugurata ieri sera negli spazi del Museo di Villa Croce non compaiono, quindi, nè le raffigurazioni delle meraviglie tecnologiche che hanno rivoluzionato le modalità di comunicazione e di trasporto, trasformando il mondo in una "rete" sempre più stretta e, al tempo stesso, più complessa, nè le immagini della miseria e delle migrazioni che si ritengono indotte dalla mancanza di regole e di equità nel commercio internazionale.
"Globe, la torre di Babele" non vuole essere infatti - come dichiara la curatrice, Sandra Solimano - una mostra a tesi, schierata pro o contro la globalizzazione. Il suo intento è piuttosto quello di documentare come l'adozione a livello planetario di parametri indifferenziati nella lingua (il basic english di Internet), nella pubblicità, nelle mode, nei cibi, non agevoli in realtà la comunicazione in quanto "l'imposizione di un modello univoco e forte rende spesso difficile qualsiasi confronto reale fra identità lontane".
La validità di questo assunto non sembra compiutamente rispecchiata nè dalle opere esposte nè, più in generale, dalla situazione dell'arte contemporanea, in cui (come prova fra l'altro la mostra centrale della Biennale veneziana in corso, "Platea dell'Umanità") non si colgono sostanziali divaricazioni fra opere nate in contesti socio-culturali diversi ed in aree geografiche fra loro remote. L'atmosfera che si avverte è piuttosto quella di un disincanto (o di un disagio) che si manifesta, secondo quanto esattamente osserva la stessa curatrice, talvolta attraverso deviazioni visionarie e fantastiche, talaltra in atteggiamenti ironici o improntati ad un'espressività minimale e ai dati della quotidianità.
Così, da questa finestra che - a testimoniare una ritrovata attenzione per la contemporaneità - il Museo ha aperto sull'ultima generazione di artisti attivi in Italia, si scorgono lavori come "Idt2, luoghi di tempo", di Francesco Arena, in cui all'immagine consolatoria dell'acquario domestico, popolato da coppie di pesci rossi, viene associato l'elemento inquietante del filo spinato, o come "Cartoline dalle Americhe", una installazione di Monica Carocci dove due diapositive sfocate evocano, proiettando sulle pareti i contorni di un barattolo, una singolare campagna contro l'allattamento al seno, da tempo in atto negli Stati Uniti.
Andrea Liberovici propone una galleria di "Ritratti acustici" dei potenti della terra, realizzati utilizzando la "grana" della loro voce, il timbro e la ritmica della loro declamazione. Marina Paris fa muovere sulla parete l'ombra deformate della silhouette di Pinocchio, trasformando il personaggio della fiaba in presenza inquietante. Aris Provatas associa, in "Overlap", ingrandimenti di brani di pelle ad un video con riprese che simulano un corridoio senza fine, in una commistione di elementi fisici e tecnologici che, dice, gli sembra "l'unico modo per reagire al mondo". Giovanni Rizzoli ribalta la replica in gesso di una Nike greca sostituendole il capo con un cono acuminato, ironico emblema della "Vittoria dell'Astrattismo". Sara Rossi, per parte sua, presenta in un video recente ("Passi") l'immagine di uno ziggurat in sabbia progressivamente sfaldato dalle onde, metafora del conflitto fra tempo storico e cicli della natura. Ma è forse "Auguri Monica" (progetto collettivo di Almeoni, Boccalini, Fadda, Scotini e altri) a proporre il tema più in linea con il titolo della rassegna, mettendo in onda, in uno spazio Kitsch, con pelli di mucca e TV in formica, spezzoni di film che documentano "il timore e l'esaltazione per l'altro, il diverso", nel tentativo di sfuggire, attraverso questa contrapposizione radicale, "alla dilagante tendenza all'omologazione che non permette gli incontri e non accetta gli scontri".

s.r. (giugno 2001)





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