Hozro: materiali sulle arti visive a Genova




Empowerment - Cantiere Italia



EMPOWERMENT – CANTIERE ITALIA

Postfordismo al Museo? La proposta è di Marco Scotini, curatore di Empowerment – Cantiere Italia, in corso da qualche giorno nelle due sedi di Villa Croce e di Villa Durazzo Bombrini a Cornigliano, una mostra allestita nel quadro delle manifestazioni di GeNova 2004 che raccoglie opere di più di sessanta artisti giovani del panorama italiano, sovente raccolti in gruppi. Non che la rassegna illustri in maniera specifica il passaggio dall’epoca della catena di montaggio ad un sistema in cui – come spiega Paolo Virno – “lavoro e non-lavoro sviluppano un’identica produttività, basata sull’esercizio di generiche facoltà umane: linguaggio, memoria, socialità, inclinazioni etiche ed estetiche”. Piuttosto l’assume come sfondo di una trasformazione del fare artistico che coinvolge le ultime generazioni, lontane sia dalle tradizionali modalità rappresentative sia dai più recenti schemi concettuali. Ci si muove nella direzione di una comprensione “situazionale” della cultura e della società. “Tutti questi artisti – scrive Scotini – sono interessati alla dimensione sociale e politica … Il loro lavoro mette in atto forti relazioni sociali, al posto di un mero commento della società attraverso metafore visuali o testuali”. O, detto altrimenti, il lavoro si realizza “nel momento in cui l’arte crea una relazione con gli spettatori che permette loro di diventare il soggetto delle proprie esperienze e di riflettere sulla loro posizione nella rete del mondo d’oggi”. In questa prospettiva vengono privilegiati strumenti quali la fotografia, il video e altre forme di registrazione che consentano una presa diretta sulla realtà accanto a forme d’espressione presenti nella dimensione urbana (graffiti, volantini, manifesti), progetti e indagini che utilizzano i metodi dell’etnografia sociale.
Fra i materiali esposti (secondo criteri di contiguità e d’accumulazione anziché nelle sequenze tematiche precisate nel catalogo) s’incontrano le “carte atopiche” di Luca Vitone, - uno dei primi a coltivare, all’inizio dello scorso decennio, una ricerca artistica su identità e culture locali - a fianco dell’immagine della “Futiliaria” di Fabrizio Basso, una vecchia Renault 4 rossa che si sposta con il suo carico di memorie, di musiche e di poesia in un reticolo costruito fra centri culturali alternative, abitazioni di amici, luoghi di ritrovo. Microbo e BO 130 costruiscono un muro dove s’accavallano immagini fotocopiate e scritte tracciate con la spraycan. Armin Linke propone foto e video del G8, che tornano in una martellante installazione di Alterazioni Video collegata ad una raccolta di fondi per il supporto legale agli imputati per i disordini. Leaders storici della contestazione ritornano nei lavori di Enzo Umbaca (Adriano Sofri che legge una brano della “Città del Sole”) e di Paola Salerno (un video di cui è protagonista Oreste Scalzone). Multiplicity legge il Mediterraneo non più come bacino di scambi e di contaminazioni ma come un “Mare solido”, immobilizzato da confini invalicabili quale quello fra israeliani e palestinesi. Andrea Botto ed Emanuele Piccardo inventano un picnic al Biscione mentre Zimmerfrei rileva in “Labirintite” i suoni di Genova, da Staglieno a Piazza Alimonda. Stalker/Osservatorio Nomade presenta “Immaginare Corviale”, un progetto per il rinnovamento di un quartiere periferico di Roma condotto con la partecipazione degli abitanti. Actiegroep disegna invece un percorso fra i cantieri della città le cui immagini sono riportate su scatole di fiammiferi. Le luci notturne della zona industriale di Ravenna animano il video di Shoggoth. Gli A12 ripropongono il loro censimento dei vecchi cinema genovesi di periferia. Diapositive di scorci urbani vengono proiettate da Ricognizioni e Depositi all’interno di una baracca costruita in una sala del Museo. Renshi.org dedica la sua installazione all’immigrazione cinese a Prato. Altri migranti campeggiano nelle inquadrature Marcello Maloberti e nelle storie registrate da Mario Rizzi.
E’ arduo e forse ancora prematuro stabilire se davvero in questo insieme prenda forma, come afferma il curatore, “una sorta di neorealismo contemporaneo”. Rossellini sembra lontano, Pasolini probabilmente meno. Sicuramente però, dopo molto tempo, arte e giovani culture metropolitane hanno ripreso a dialogare.

s.r. (2004)





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