Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





Al Hansen in studio con una modella (foto Hans Hermann)



ELEGIA PER AL HANSEN
Unimedia Modern


C'è un tavolo da ping-pong, c'è una scatola di cartone aperta, ne escono volantini ciclostilati in inchiostro viola, Hamlet of Gertrud Stein, A.I.R., 3rd Rail, la Judson Gallery ...
Da un'altra scatola: fotografie scattate nell'esercito, a Varsavia su una panchina, in cucina ad Asolo, in bilico su un monumento sferico. Una performance a New York (con la testa fasciata), la torta di compleanno di John Lennon, Al che fa una smorfia con in bocca una foglia d'insalata.
Viene fuori un telo scritto a mano con un pennarello rosa e non c'è tempo di leggerlo, un multiplo con una piccola bandiera, sottobicchieri della Brouwerij der Trappisten ornati sul verso con timbri e carte da gioco osées.
C'è una sedia dipinta di rosso. C'è una valigia difficile da aprire. Dentro si scopre un caos di memorabilia e feticci: ritagli di giornale, un catalogo fluxus, un paio di scarpe firmate sulla suola, Triton di Samuel Delany.
Un'altra sedia, trasparente, una valigia marrone. Grandi quaderni a spirale, un numero incalcolabile di collages in cui si mischiano cartamodelli, pagine di rotocalchi, promemoria, lettere, illustrazioni sexy, etichette, biglietti di spettacoli, involucri, proclami.
C'è un giorno in cui ho conosciuto meglio Al Hansen. C'è un archivio. C'è un museo segreto. C'è una stanza dove Francesco Conz racconta tutto questo.

Poi si ritorna, poi c'è un palazzo, un'altra stanza, un nome nuovo, Caterina e Gloria continuano a tirare fuori cose: guanti sbagliati, un'incisione con il ritratto di Maciunas, una Venus di Imperia a pallini, una di Wall Street strappata in un elenco telefonico, poi Internet dice che la prima Venus di mozziconi è stata fatta nel 1975 al Cary Fisher's Intergalactic World Brain Bar Studio Space on the Bowery ma già prima Al sapeva che gli Hershey's chocolate bar wrapper collages e la earthmother figure sarebbero state il muro contro cui battere la testa perché, Cage dixit, devi prendere un muro e sbatterci la testa contro, se non si rompe sarà per sempre il tuo muro.
Niente mozziconi qui, peccato, quelli che raccoglieva dai marciapiedi con Beck (il nipote, l'autore di Odelay), quand'era bambino, lungo il Sunset Boulevard. Ma una modella nuda su un tavolo in una foto di Hans-Hermann e Al che la ritrae incollando sigarette.
Ci sono Amazzoni, Valchirie, una dea nepalese chiara su fondo rosso, un "doppio guaio" positivo/negativo da un manifesto di Frank Stella, la Jim Dine Mama con una testa/tavolozza.
Ci sono frasi: tutto quello che dovevo comprare era la colla, univo le cose in un senso stonato, a poco a poco il fatto che ho cominciato a vendere ha dimostrato che ero un alchimista di successo.

s.r. (2005)





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