Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





GIANNELLA DARBO

Un peculiare dualismo sembra attraversare l'opera di Giannella Darbo. Forme chiuse ed aperte, spiegamento superficiale e profondo, caratteri lineari e pittorici, tratti di nitidezza e perturbamento vi coesistono, senza essere perciò forzati ad attutire le rispettive potenzialità. Già evidenziato dal revirement intervenuto nel suo lavoro, circa due anni or sono, rispetto alle modalità rigorose che l'avevano contraddistinto nella prima parte degli anni '80 (consistenti nell'impiego esclusivo del bianco inteso quale mezzo d'annullamento dell'emotività cromatica e di conversione della superficie del quadro - scandita da elementi minimali in aggetto - in trama affatto disciplinata di luce ed ombra), questo fenomeno traspare manifesto dai lavori realizzati per la rassegna oggi allestita nelle Cisterne di Santa Maria di Castello.
Nelle sei tele riunite in una sorta di grande pannello murale, ed (egualmente) nella stretta banda orizzontale formata da un gruppo di sedici altri lavori, tematicamente analoghi, si palesa infatti un'articolazione complessa, nella quale sono ripresi - ed integrati in un più ampio contesto - gli elementi della ricerca affrontata in precedenza.
Così la monocromia permane, disperdendosi nelle sorvegliate nuances dei composti materici applicati sulla tela (da cui trae vita un gioco luministico mutevole, esaltato dalle luci radenti); così vuoti e pieni segnano, alternandosi irregolarmente, un tracciato geometrico di compiuta esattezza.
All'andamento rettilineo d'un tempo si sostituisce, a livello d'immagine, il motivo della spirale, figura emblematica della duplicità intrinseca all'opera, in cui la formalizzazione matematica si converte in allusività biomorfica. Motivo che, se non è qui utilizzato per le sue valenze archetipiche, designa tuttavia un percorso - tortuoso, se si vuole, e reversibile -, una voluta sospesa a raccordo fra origine e infinito.

s.r. (1989)

 





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