Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





ROBERTO COSTANTINO

Roberto Costantino espone in questa mostra una serie di lavori (di "operazioni") recenti che qualifica come "interventi sulla lingua" (lingua che appare configurabile, a sua volta, come schema riconoscibile del prodursi di eventi nel mondo, su cui l'autore compie "atti di parola", introducendovi lo scarto dalla norma costitutivo dell'arte), manifestazioni di una volontà di agire sul reale che prescinde dall'intento di renderne rappresentazione.
Gli interventi proposti nell'occasione si incentrano sulla "lingua della fortuna". Il quadrifoglio, cui l'eccezionalità in natura ha conferito lo status di "segno" felice della sorte, di un destino che si partecipa all'individuo senza che questi possa determinarlo, diviene, coltivato, mero "simulacro" (così accade in Osceno evidentemente, 1986/87, che consta d'una sequenza di piccoli vasi fitti di quadrifogli, disposti su piedestalli) prodotto intenzionale teso al sovvertimento dell'usuale gioco di linguaggio.
Dall'enunciazione dell'artificialità del simulacro (o dello stereotipo) si trascorre immediatamente all'inscenamento della sua crisi con lo stenditoio/essiccatoio, strumento immaginario ed implausibile al quale figurano ordinatamente sospesi, sigillati in apposite custodie, innumeri quadrifogli. Analogo il tratto di Rara fortuna, ove due teche affiancate racchiudono svariati esemplari di quadrifoglio, contraddicendo l'assunto del titolo, mentre in Idea del quadrifoglio (1986/87) si dispiega un cerimoniale ironico per recitare l'apoteosi del simulacro, la sua elevazione appunto alla sfera dell'idea, trasfigurato in un blocco di plexiglass collocato alla sommità d'una colonna. Questa descrizione - come ogni altra, come ogni atto interpretativo - rischia di forzare o di limitare la valenza dell'operazione. Che mantiene invece, nel caso specifico, una ricchezza d'implicazioni - visive e concettuali - fuori dell'ordinario, diramate in una sequenza di nodi dotati di polarità positive/negative che si equilibrano senza comporsi: la nominazione come modalità di attribuzione o di azzeramento del senso; la divaricazione e l'interscambiabilità delle nozioni di soggetto e oggetto (quale si verifica in Catalogo dell'implosione, 1986/87, ove il soggetto si spersonalizza in una macchina elettronica che a sua volta elabora, in diverse partiture, un discorso attinente alla dialettica soggetto/oggetto); la costruzione di un ipotetico "doppio" del reale come abolizione del reale stesso. Nodi riconducibili, nel loro insieme, ad un impianto teorico nel quale l'arte, come afferma Simonetta Fadda nella conversazione con Roberto Costantino e Giuseppe Chiari che funge da introduzione alla mostra, altro non è che "riflessione sulla validità, anche sul potere di un segno nei confronti del mondo…"

s.r. (1987)





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