Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





CONCERTO PER MACCHINE

A distanza d'un mese dal Convegno dedicato al tema de "La Città", nel corso del quale ha celebrato i settant'anni di James Hillmann, il fondatore della psicologia archetipica, accogliendolo come cittadino onorario, Chiavari torna alla ribalta con una mostra dedicata ad uno dei maggiori artisti italiani della seconda metà del secolo, entrato sin dall'inizio degli anni '60 nel circuito internazionale con la partecipazione ai festival ed ai concerti Fluxus: Giuseppe Chiari.
Se a qualcuno può esser parsa sconcertante la lezione magistrale tenuta dal primo sulle "conseguenze psicologiche dell'architettura d'interni" (incentrata, in specie, sull'altezza e la conformazione dei soffitti), ancor più arduo dev'esser risultato l'impatto dell'installazione realizzata dall'autore fiorentino nella ex chiesa di San Francesco applicando al ribaltamento delle convenzioni un rigore ideativo che il titolo, "Conceptual Music", appropriatamente richiama.
In coerenza con una ricerca ispirata dal rumorismo futurista e dalla lezione di John Cage - importata nella Firenze degli anni '50 da Sylvano Bussotti - e volta, sin dagli inizi, ad incrinare il conformismo sonoro attraverso comportamenti alternativi ("Gesti sul piano", 1962; "Suonare la citt", 1965) e slogan ("La musica è la successione dei significati della parola musica", 1969; "Tutte le musiche sono uguali", 1972), l'allestimento chiavarese s'impernia sullo scambio di funzione fra lo strumento deputato e l'oggetto comune.
Contornati da una sequenza di pannelli eseguiti nel 1974, ove campeggiano scritte - "Canterellare", "Camminare", "Strimpellare" - che legano pratiche musicali non specialistiche ed azioni quotidiane, nella navata centrale s'incontrano infatti, abbandonati qua e là silenziosi, pianoforti, sassofoni, tromboni, mentre la parola MUSICA appare a grandi lettere su due scalcinate automobili, fonti potenziali di emissioni sonore.
Per complicare l'intreccio, nella serata inaugurale un quartetto di esecutori paludati in frac ha proposto un concerto di brani verdiani (trascrizioni cameristiche dalle sinfonie del Nabucco e della Traviata), reintroducendo la "musica da teatro" non solo in veste di bersaglio ironico ma come pretesto per smitizzare il pregiudizio antiarmonico dell'avanguardia. Ed il gioco avrebbe dovuto allargarsi ancor più, con l'intervento (poi non attuato) di un performer incaricato di produrre "musica da strada", destreggiandosi tra gli astanti su uno skateboard.
All'installazione s'affianca una rassegna, ospitata nelle sale di Palazzo Rocca, di lavori su carta, integralmente riprodotti nel catalogo pubblicato dall'editrice napoletana "Ulisse & Calipso": un vero e proprio libro d'artista ove si alternano disegni ed aforismi, fotografie e appunti manoscritti, in una successione che riflette - come nota il curatore, Enrico Pedrini - il tentativo di "coniugare le categorie dell'unità e della molteplicità, l'interattività e l'autoreferenza" o, più semplicemente, l'intento d'investigare - come Chiari stesso scrive - "che cosa potrebbe essere un'opera d'arte".

s.r. (1996)





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