Hozro: materiali sulle arti visive a Genova







EUGENIO CARMI

Non l'attrazione esercitata da una sede prestigiosa ma il desiderio di celebrare un evento fra i pił significativi della sua carriera nel luogo che più di quarantacinque anni fa' ne ha registrato la nascita deve aver spinto Eugenio Carmi a far sì che la presentazione della monografia dedicatagli da Umberto Eco e Duncan Macmillan si tenesse al Palazzo dell'Arte di Milano.
Proprio nell'edificio costruito all'inizio degli anni '30 per ospitare la Triennale, Carmi ha inaugurato la sua vicenda espositiva. Già nella primavera del 1951 alcuni modelli di stoffe da lui disegnati figuravano infatti nella rassegna milanese. E sei anni pił tardi l'artista fu addirittura chiamato, dopo aver vinto un concorso internazionale, a realizzare il manifesto dell'undicesima edizione.
Il pretesto biografico si sposa per con ragioni più profonde, che riguardano la natura e gli esiti della ricerca di Carmi, sensibile - come per molti aspetti lo è stata, nei suoi intrecci con il design e l'architettura contemporanee, la Triennale - alle opportunità offerte dai materiali e dall'innovazione tecnologica nel quadro di una progettualità insieme estetica e sociale.
Dal volume emerge la figura di un artista la cui evoluzione formale procede di pari passo con l'esperienza compiuta entro le mura della città industriale, in veste di consulente dell'Italsider. Un'esperienza che gli d modo, sul versante artistico, di comporre in lamiera gli assemblages intitolati Appunti sul nostro tempo (1961-63), ove le caotiche agglomerazioni informali già lasciano affiorare una cadenza geometrica e di sperimentare poi una scultura minimalista ante litteram, con le grandi opere "siderurgiche" installate nel 1965 presso lo stabilimento Italsider di Taranto ed il Politecnico di Napoli. Mentre, sotto il profilo pił schiettamente progettuale, lo stimola a saggiare la possibilità - con gli amici della Galleria del Deposito, fondata a Boccadasse nel 1963 - di un'arte non solo tecnicamente riproducibile ma accessibile economicamente, attraverso l'edizione di multipli d'autore. E, quindi, lo induce a rivoluzionare in fabbrica la comunicazione antinfortunistica, con grandi cartelli che richiamano l'attenzione sulle parti del corpo da salvaguardare; a sostenere con entusiasmo il progetto di Konrad Wachsmann per il nuovo (e mai realizzato) grattacielo Italsider inserito in un grandioso rifacimento del porto di Genova.
Ad indagare la vena sperimentale ed utopica dell'artista genovese - il primo contemporaneo cui la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia abbia dato spazio nella serie preziosa dei suoi libri- strenna - sino alle prove cinetiche della seconda met degli anni '60 (fra le quali si annovera il celebre Carm-O-Matic), ed alle più tarde immagini di perturbazioni televisive, si applica in particolare Umberto Eco nel saggio d'apertura, che si rifà ad un testo originariamente apparso nel 1973 ma sempre attuale ed intrigante.
Se Eco scopre in Carmi un artista paradossalmente incline non a fuggire, bensì ad esplorare la "civiltà delle macchine", Duncan Macmillan, da critico di rango, ne ricostruisce l'evoluzione formale, disegnando un itinerario in cui alle esperienze figurative dell'immediato dopoguerra, influenzate dalla lezione di Casorati, fanno seguito nel corso degli anni '50 le prime prove astratte, volte a saggiare le possibilità della nuova pittura informale, senza cancellare tuttavia più antiche suggestioni, come quelle ricavate dall'opera di Klee, accostata nel soggiorno svizzero fra il 1938 ed il 1945. Per approdare, infine - dopo le già rammentate composizioni realizzate con frammenti di materiali eterogenei (carte, sacchi, metalli) - ad una pittura imperniata su schemi geometrici elementari e graduate scansioni cromatiche, "invase da una forma più piccola di colore acceso, o composta di strisce di colore brillante".
Un esito che col tempo sembra farsi sempre più intuitivo, distante dal rigore programmato di Max Bill e Richard Lohse, i due maestri del concretismo coinvolti da Carmi nell'avventura del Deposito.
Ma là dove la "necessità dell'astrazione" tocca - come negli acquarelli dell'ultimo decennio - un vertice di finezza espressiva si ridesta la propensione dell'artista per l'impiego della "tecnologia più aggiornata ad servizio dell'accessibilità dell'arte".
Così in occasione della retrospettiva allestita nel 1990 dal Comune di Milano allo Spazio Ansaldo, troviamo Carmi intento a trasmettere via fax i suoi acquarelli, con firma e dedica, a chiunque ne facesse richiesta. Un gesto esemplare per far comprendere come l'esperienza creativa non si risolva in una vicenda "personale o privata, ... schiava dell'io dell'artista" ma trovi compimento solo nel "condividere con altri" la "ricerca di purezza" e di universalità che la anima.

s.r. (1997)

 





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