Hozro: materiali sulle arti visive a Genova





Da qualche tempo il Museo di Villa Croce sembra aver concentrato la propria politica espositiva su rassegne dedicate ad artisti liguri. Dagli esordi, in verità alquanto eclettici, che hanno visto alternare mostre di Otto Dix e Gino Severini, i bronzi di Degas e l'arte russa di fine Ottocento, si è passati a stagioni dominate dalla presenza di autori attivi nell'ambito regionale: da Rocco Borella a Plinio Mesciulam; da Anna Oberto a Luisella Carretta.
Le ragioni di questo mutamento d'indirizzo sembrano consistere - oltre che nella carenza, ormai cronica, di fondi - nell'intento di ampliare, attraverso il meccanismo delle donazioni, le raccolte del museo e di esplorare, nel contempo, i vari aspetti della Collezione Cernuschi Ghiringhelli, che ne costituisce il nucleo centrale.
Se è palese come l'adozione di una simile linea escluda di fatto il museo dal dibattito contemporaneo, collocandolo in un ambito di mera puntualizzazione storica, non si deve però sottovalutare la portata della ricognizione condotta sul contesto artistico genovese e, più in generale, ligure, della seconda metà del secolo.
In quest'ottica assume specifico rilievo l'antologica di Cesi Amoretti, sanremese, esponente di un ambito culturale che - seppur non particolarmente fertile per ciò che concerne le arti visive - annovera altre figure significative in Anselmo Legnani e Roberto Anfossi.
La mostra riunisce lavori eseguiti fra il 1968 ed il 1995, tutti riconducibili ad un orizzonte astratto, caratterizzato peraltro da una pronunciata tendenza evolutiva. Restano esclusi i primi lavori, realizzati nella seconda metà degli anni Cinquanta, durante il periodo formativo vissuto dall'artista a Milano, in una dimensione ancora figurativa, "in cui - come rileva Luciano Caramel - già si sposano (nei termini, è ovvio, consentiti dalla cultura di allora) geometria e sentimento" e gli esperimenti segnico-informali svolti attorno al 1960 come pure le prove di matrice Pop che segnano nel '68 la ripresa d'attività della Amoretti, dopo una pausa dovuta al matrimonio ed alla nascita delle due figlie.
Il percorso disegnato dalla curatrice, Sandra Solimano, muove dalle "astrazioni geometriche minimali" elaborate nel primo scorcio degli anni Settanta. Si tratta di costruzioni sviluppate su un modulo circolare, in un gioco essenziale fra il segno - nitido e curvilineo - ed il campo uniforme di colore che viene a scompartire.
In seguito, con le "curve virtuali" (1973-1975), la ricerca si concentra sul rapporto colore-luce, anche in riferimento alla lezione di Calderara, conosciuto nei suoi soggiorni sanremesi. In opere come Cerchi virtuali (1973) o Curve virtuali complementari (1975) si riscontra un'attenuazione progressiva, per onde concentriche, dell'intensità del colore, sino a raggiungere una sorta di vibrazione trasparente.
Questo processo si fa più complesso e vivace nelle "tastiere di riflessi" dipinte fra il 1977 ed il 1980: Sol Soleil, quasi un mosaico ove le tessere d'un giallo carico che costellano la parte inferiore del quadro s'alternano a mezzi toni ed a bianchi abbaglianti; Metropolis dove grigi ed azzurri simulano e moltiplicano nello spazio un profilo urbano.
Gradualmente, nelle opere compiute sul finire dello scorso decennio, la componente solare si ritrae, lasciando spazio alla penombra, alle atmosfere lunari; negli sfondi la leggerezza aerea è sostituita dalla densità scura dell'acqua.
Elogio dell'ombra, Acquario lunare, Mappa d'un volo segnano gli esiti più recenti, ove - nota Sandra Solimano - si ritrovano i tratti costruttivi e spaziali dell'esperienza astratta, filtrati per attraverso una nuova percezione emotiva e sensoriale, a dimostrazione di come l'artista abbia "nel frattempo tradotto il concetto nelle forme magiche della favola".

 

s.r. (1996)





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